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Lavorare nello spazio: giorni di 90 minuti

Le persone che lavorano su turni, non avendo un ritmo regolare di sonno e veglia, non espongono sufficientemente il loro corpo alla luce durante il giorno. L'orario di lavoro nello spazio è praticamente una forma estrema di lavoro su turni, quando il sole sorge e cala quasi 16 volte al giorno.
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Le persone che partecipano a una missione spaziale vivono l’alba e il tramonto ogni 90 minuti. L'orario di lavoro in tali condizioni affatica moltissimo il corpo, anche se gli astronauti sono ben preparati e in perfetta forma fisica. Come risultato, va rilevato ovviamente un caos totale nel ritmo sonno/veglia, e un apporto scarso di luce naturale per il corpo, che riduce sensibilmente l’efficienza e aumenta il rischio di incidenti (1).

Un normale ciclo luce-buio di 24 ore (ritmo circadiano) è indispensabile per i processi nel corpo. Tuttavia non è sempre possibile vivere assecondando l’alternanza di giorno e notte. Nella nostra epoca, passiamo la maggior parte della giornata in casa, in uffici ed edifici, in cui solo una piccola frazione dell’intensità della luce esterna può avere effetto sul corpo. E al contrario, l'utilizzo di schermi luminosi a tarda sera confonde il corpo con segnali luminosi al momento sbagliato della giornata.

I ricercatori da tempo stanno cercando di trovare una soluzione ai problemi di sonno, depressione invernale e malattie causate dal lavoro in turni, i quali non sono gli unici che sfidano le conseguenze dello spostamento del ritmo giorno / notte per il corpo. Anche la NASA sta studiando l'impatto delle sfide estreme che gli astronauti si trovano ad affrontare nello spazio. Per fare un esempio, Dijk et al nel loro articolo 'Sleep, efficiency, circadian rhythms and light-dark cycles during two space shuttle flights' (2).

L’uso di pillole per dormire non si è dimostrato efficace, come uno studio sul loro uso nelle missioni spaziali ha provato (3).

Come già scoperto dalla ricerca, il ritmo circadiano è controllato dal nucleo soprachiasmatico (SCN) nel cervello, che ha effetto anche su altre aree, per esempio le zone responsabilit di sonno e memoria. I ricercatori nell’ambito della cronobiologia stanno già esaminando l'impatto delle diverse forme di terapia della luce e degli interventi chimici sul ritmo circadiano. Di solito lavorano con gruppi di adulti fisicamente sani, tra cui astronauti e atleti. L’azienda produttrice dell’innovativo dispositivo Valkee, prima di portare la luce al cervello attraverso il condotto uditivo invece che con gli occhi, ha preso parte a questa ricerca, pubblicata nella rivista Frontiers in Physiology (4).


1) Durmer JS et al, Neurocognitive consequences of sleep deprivation; Semin Neurol. 2005 Mar;25(1):117-29.
2) Dijk DJ et al, Sleep, performance, circadian rhythms, and light-dark cycles during two space shuttle flights; Am J Physiol Regul Integr Comp Physiol. 2001 Nov;281(5):R1647-64.
3) Barger L.K. et al, Prevalence of sleep deficiency and use of hypnotic drugs in astronauts before, during, and after spaceflight: an observational study; The Lancet Neurology, Volume 13, Issue 9, Pages 904 - 912, September 2014
4) Jessica Nimon, Improving Slumber on the Space Station With Sleep-Long; NASA - published online 06.24.11
5) Tulppo M. et al, Effects of bright light treatment on psychomotor speed in athletes; Front. Physiol., 12 May 2014
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